casting aperti torino

A Torino e altrove non è raro imbattersi in annunci di casting aperti a chiunque voglia provarci

I casting aperti sono un fenomeno piuttosto diffuso che riguarda il cinema. Io mi ci sono imbattuta, così come è capitato e capita a tutti coloro che studiano recitazione e si propongono come attori. Effettivamente, tanti vorrebbero fare l’attore anche se non studiano recitazione e sognano di sfondare a qualsiasi età, ed è proprio su questo che si gioca, sfruttando la situazione. Ho sperimentato i provini aperti a Torino, ma ce ne sono in tutta Italia, e dopo qualche breve ricerca ho notato che il fenomeno non demorde, anzi è in espansione.

Si chiamano casting aperti proprio perché sono aperti a chiunque. La selezione, nel cinema così come nella televisione, si svolge col tramite di un’agenzia qualificata, che già si occupa di una prima scelta degli attori da affiliare: il regista o l’addetto al casting ha così la garanzia di trovare persone preparate. L’agente opera poi un’ulteriore scrematura contattando solo i candidati che presentino caratteristiche fisiche, età e requisiti idonei ai personaggi cercati. L’agenzia è quindi una garanzia e un tramite tra la produzione e gli attori e, una volta procurato il lavoro, trattiene una percentuale sul compenso; questo perché, appunto, si tratta sempre di lavori retribuiti.

Per il casting aperto, invece, non c’è il tramite dell’agenzia, ma viene reclutata un’intera città. Si buttano volantini in giro, si affiggono annunci nelle bacheche universitarie – al Dams di Torino, in particolare, i muri sono invasi – in biblioteca, nei locali. Ovviamente, oggi si usano anche gli annunci online. Si cercano attori e attrici per film indipendente – il termine indipendente non manca mai – a volte non vengono neppure specificati i ruoli, capita che ci si rivolga alle mamme con lo slogan “il tuo bambino in tv” (e qui è triste vedere quante ne abboccano).
Non è prevista retribuzione, ma “un’ottima occasione di visibilità”. Da qui si evince il motivo per cui molti sedicenti registi preferiscano non rivolgersi alle agenzie del settore, che offrirebbero candidati selezionati e garanzia di qualità, ma si appellino direttamente al popolo: così non pagano.

Quando si arriva sul luogo del casting si trova una folla come ci fosse il Papa. Tutti sognano di fare cinema e televisione, pensano che possa essere l’occasione di cambiare vita e ci provano come giocare una schedina al superenalotto. Per questo genere di provini ci si può trovare in location bizzarre, a Torino ho sperimentato un bar nel giorno di chiusura, con tanto di telecamere tra bancone e tavoli, un edificio mezzo diroccato nel quartiere di Porta Palazzo (allora non ancora riqualificato), i sotterranei di una copisteria. Capita comunque che si affittino spazi più idonei, come i locali della Film Commission Torino Piemonte, sostanzialmente una serie di appartamenti vuoti dove piazzare l’attrezzatura, che un tempo erano in piazza San Carlo.

L’elemento comune di tutti i casting aperti è la ressa: tutti possono presentarsi e tutti si presentano, col risultato di ore di coda in modalità sardina che quando arriva il proprio turno si è talmente a pezzi che non si può certo rendere bene. In genere prima o poi qualcuno si infastidisce e scoppiano litigi tra gli addetti ai casting e gli aspiranti attori, che si arrabbiano parecchio ma non pensano neppure a fare la cosa più logica: andarsene.
Si parla di centinaia di persone contro le trenta-quaranta al massimo dei provini svolti tramite agenzia, a tutti viene chiesto di portare un monologo a piacere oppure vengono fornite quattro righe da imparare a memoria e c’è davvero da chiedersi come facciano poi regista e aiuti a smistare tutta quella merce, considerando che si tratta di gruppi di lavoro di pochissime persone, non certo di una squadra addetta ai casting come quelle di Mediaset o di X Factor.

Tutto questo per cosa? Chi viene scelto tra la bolgia dopo una mezza giornata di attesa per il provino, dovrà presentarsi negli orari e luoghi decisi dalla regia, arrangiarsi con i mezzi, prendere permessi al lavoro e procurarsi il vestiario di scena. E non vedrà un centesimo, perché la retribuzione non è prevista. Eppure, tutti si mettono in coda e sperano. I più ingenui cercano l’occasione per sfondare, i meno ingenui pensano che comunque sia un’esperienza che fa curriculum.
Ma non fa curriculum affatto: gli operatori di cinema seri conoscono bene questi meccanismi e presentarsi dichiarando di aver girato un film col regista tal dei tali, che si auto proclama mentore della cultura alternativa, è perfettamente inutile quando non ridicolo. Meglio, molto meglio, se si vuole far esperienza, organizzarsi tra colleghi e creare cortometraggi, piccoli spettacoli teatrali da portare in giro, farsi notare col proprio lavoro. Decisamente più proficuo di gettare via il tempo a lavorare gratis per qualcun altro, e molto più interessante da scrivere sul curriculum. Riguardo alla famosa visibilità, Youtube (che ai tempi in cui facevo provini io ancora non esisteva, pensate quanto siete fortunati) ne fornisce molta di più di un regista sconosciuto che nessuno si calcola e non riesce neanche a pagare gli attori.

Per lavorare come attori, nel cinema o nella tv, conviene sempre rivolgersi alle agenzie di settore (ovviamente quelle serie, non chi ti chiede soldi), dove occorre superare una prima selezione, dopodiché si verrà giustamente indirizzati e, soprattutto, pagati. La visibilità che promette chi non offre retribuzione è fuffa, tali registi non sono considerati seri nel settore e pertanto nessuno li segue.
Riguardo i casting aperti, c’è solo una cosa da fare: non andarci.

Elisa Rolfo

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