cultura alternativa online

La cultura alternativa online come risposta al sistema predefinito

La cultura intesa come alternativa agli schemi ormai rigidi dei salottini trova casa nel web

Cosa si intende davvero quando si parla di cultura alternativa? Già riguardo al significato di cultura vengono date mille definizioni, qui troviamo un concetto ancora più confuso. Si pensa ai movimenti del passato, come gli hippie e i beat, dei tempi in cui appunto il termine cultura alternativa è stato coniato. Oggi, non si capisce bene di cosa si tratti. Spesso viene associata alla controcultura, alla cultura underground, come fosse qualcosa di nascosto, di oscuro, o che si propone di combattere contro qualcosa, ma questo qualcosa a cui bisogna andare contro non è ben definito.


Si cerca comunque un contrasto con la cultura ufficiale, con quella dei salotti, quella popolare commerciale o la spazzatura mediatica, si cerca sempre un nemico. Da una parte ciò che piace alle masse, che di conseguenza deve essere volgare e di scarsa qualità, dall’altra le proposte interessanti, che però stanno nascoste.

Nasce quindi l’idea che per fare cultura alta bisogna necessariamente andare controcorrente e, soprattutto, non avere successo. Tutto ciò che ha il favore del pubblico automaticamente fa schifo, se un prodotto vende vuol dire che è scadente. Se da una parte è vero che esiste da sempre un’economia che gira sul produrre immondizia che attiri le masse e crei dipendenza come le pasticche, pensare che tutto quello che piace a molti non abbia valore è un luogo comune stupido. Del resto, chiunque desideri lavorare nella cultura, che sia nei teatri o online, non può esistere senza un pubblico e arrivare al successo con qualche cosa si bello dovrebbe essere l’aspirazione naturale.

Eppure, non appena qualcuno riesce a guadagnare con la cultura, i sacerdoti della cultura alternativa gli si scagliano contro etichettandolo come porcheria, spesso senza nemmeno approfondire. Il che fa pensare che siano anche un po’ rosiconi.

Che cosa potrebbe essere, oggi, cultura alternativa online? Parlare di controcorrente non ha più senso, perché correnti ce ne sono troppe, e non possiamo non tener conto di internet, che ha spalancato le porte di migliaia di mondi, tutti insieme. Definirsi alternativi andandosi a chiudere in uno scantinato o buttandosi in mezzo alla strada forse poteva funzionare in passato. Basti pensare che chi si ostina a proporre l’underground in avanzato ventunesimo secolo di norma demonizza i social, salvo poi utilizzarli abbondantemente per farsi pubblicità. Di fatto, chiunque faccia cultura cerca il pubblico, comunque si definisca.

La cosiddetta cultura ufficiale, quella delle istituzioni, degli enti museali, dei teatri cittadini, delle grandi case editrici e discografiche, non si può certo dire che proponga solo schifezze. Prodotti di qualità ce ne sono eccome. Certo, si trova il tipo belloccio che emana un po’ di fumo acchiappa ragazzine, ma si trova anche la presentazione dell’autore che in effetti ha scritto un buon libro, anche se si tratta di un best seller. E alcuni film riempiono le sale senza bisogno di essere cinepanettoni, capita che la ricerca e il lavoro a volte incontrino il favore di un pubblico numeroso.

La cultura alternativa oggi non può prescindere dalle possibilità aperte dal web. La cultura ufficiale non fa sempre schifo, forse chi si ostina a dargli contro lo fa perché la sente inaccessibile, e in effetti lo è. Chi si occupa di cultura a un certo livello sono sempre gli stessi, e non è molto chiaro come siano arrivati lì, come l’accesso alla cultura funzioni a livelli professionali. Molta gente davvero competente non riesce a mettere le mani su eventi importanti. Quando ci si approccia alla cultura e si cercano le prime occupazioni, ci si trova in un mondo paradossale, poiché si viene inseriti come ultima ruota del carro e si pensa di poter salire di livello apprendendo dai superiori, dal direttore, dal presidente della fondazione. E poi ti accorgi di avere a che fare con perfetti imbecilli. Resti basito, perché vedi uno che è a capo di tutto, lo ascolti parlare, lo guardi e pensi che magari sei tu che non hai capito bene. No, è proprio un cretino. E allora, come diavolo ci è arrivato lì? Come può dirigere un teatro, un museo, che magari funziona pure bene, qualcuno che fatica a esprimersi in italiano corretto, e se lo fa si limita ad applicare il copia incolla di qualche testo che gli ha scritto la segretaria, tra l’altro di una banalità sconcertante?


La risposta è semplice: chi contribuisce alla riuscita di una bella mostra spesso non è il direttore del museo. Chi permette di realizzare un bello spettacolo non è il presidente della fondazione teatrale. Chi sono? Tutti quelli dietro, le ultime ruote del carro, che però sono i veri competenti. Ricercatori, stagisti non retribuiti, allestitori precari e sottopagati. Trasportare le opere d’arte, combinarle in un allestimento che funziona, richiede un lavoro di grande professionalità e precisione, svolto da persone capaci e non valorizzate.

Se prendiamo come esempio il Salone del Libro di Torino, pensiamo a tutti quelli che non ci dormono la notte, scrivono e pubblicano i volumi che troviamo esposti, pensano alla copertina, alle presentazioni, all’allestimento. Tutti quelli che si sparano ore in piedi a smistare il pubblico davanti alle sale, dopo aver studiato chissà quanto. Se il Salone di Torino è un’eccellenza nazionale, è merito di queste persone, ma sui giornali sono altri volti che vediamo. I volti di coloro che prendono il merito e i soldi pubblici. Che partecipano a meeting da fighetti e cene di gala e rendono dichiarazioni scritte da altri. Poi ogni tanto scoppia il caso, i giornali sembrano impazziti, scoprono la corruzione, lo scandalo del secolo. Ma se hai lavorato nella cultura, non ti stupisci affatto: queste cose le hai viste, sai che sono all’ordine del giorno. Hai presenziato a colloqui dove ti hanno chiaramente detto di scordarti la carriera in ambito culturale, se non appartieni a qualche “famiglia”. Te lo hanno detto rappresentanti di Enti e Fondazioni che prendono soldi pubblici. E te lo hanno detto in tutta tranquillità, senza paura, sapendo bene che tanto se denunci poi nei guai per l’accusa lanciata ci vai tu, perché certe cose si sanno, ma non si possono dimostrare. Si tratta nientemeno che di mentalità mafiosa legalizzata. Bisognerebbe andare ai colloqui muniti di telecamera nascosta, anche se non so se sarebbe sufficiente.

Molti di coloro che si trovano ai vertici della cultura non sanno scrivere quattro righe in italiano. Utilizzano studi di altri, ricerche, tesi di laurea. Poi fanno un bell’assemblaggio. La cultura alternativa online, oggi, potrebbe intendersi, appunto, come alternativa a questa situazione. Non per forza di maggiore qualità, non per forza controcorrente. Semplicemente, persone capaci di occuparsi la cultura che prendono in mano gli eventi da protagonisti, anziché da subordinati. Internet è una grande arma. Pensare di accedere ai vertici della cultura è impossibile, chi ci sta si tiene ben stretta la poltrona e non potrebbe mai rischiare di cedere il posto a persone più competenti.

La cultura alternativa ha il suo naturale sbocco nel web. Lì i giochi sono aperti e i muri si possono arginare. Ci si lamenta che internet ha dato libertà di parola agli imbecilli, ma quanti imbecilli hanno libertà e potere da decenni e nessuno può dirglielo, anzi, ce li troviamo come capi, dobbiamo chiamarli con l’appellativo “dottore”? Quanti ne devi subire di questi, incapaci pure di alzare una sedia, quando cerchi lavoro in ambito culturale? Su internet, almeno, gli idioti si possono spegnere con un click.

A proposito, se hai un sito o un blog, qui trovi un articolo su come ottimizzarlo.
Qui invece parliamo di Oculus e del metaverso, che ci porteranno nel web del futuro, dove si apriranno infinite nuove opportunità.

Attraverso il web, la cultura alternativa online, ovvero l’alternativa a un sistema in cui individui poco chiari prendono il merito dell’eccellenza altrui, trova la libertà di esprimersi, e, soprattutto di potersi rivolgere al pubblico. Con estrema difficoltà, è ovvio, ma senza i filtri e i fumogeni posti a oscurare qualsiasi idea non appartenga a un circolo ristretto.

Elisa Rolfo

https://youtu.be/cUrdRmWwBLc

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