La spazzatura mediatica è un pericolo per la cultura?

spazzatura mediatica

Il problema del decadimento culturale non è solo colpa della spazzatura mediatica

Si sente spesso dire che la prima causa del crollo culturale è la cosiddetta spazzatura mediatica, che comprende programmi tv, libri, canzoni commerciali e nuove star del web. Tali fenomeni costituirebbero un attentato alla cultura, poiché si propina in quantità industriale intrattenimento di infimo livello per cui il pubblico tralascia argomenti più edificanti per lo spirito.


Anche la cultura alternativa online deve fare i conti con la montagna di immondizia da cui si trova circondata nel web. Gli stessi spot orribili infarciti di trucchi pubblicitari ne fanno parte.


Si cade nell’errore basato sul luogo comune radicato tra chi si ritiene colto, per cui il gossip, una certa tv, tutta la produzione commerciale creerebbe danno al lavoro di qualità, che. Un po’ come sostenere che l’alta cucina venga messa in crisi dal McDonald’s.


Le forme di intrattenimento basso sono sempre esistite e da sempre corrono su binari paralleli alla produzione culturale di livello. Eppure si continua a pensare che i romanzi di Moccia o le barzellette di Totti penalizzino le opere letterarie, mentre tali prodotti sono destinati al consumo di massa, una massa che comunque non acquisterebbe certo un romanzo di valore. Chi cerca il prodotto di consumo, dai programmi tv ai giocattoli, non è interessato ad altro. Il gossip, le canzonette commerciali e i piccoli divi per ragazzine sono merce, esattamente come la Nutella o gli abiti firmati.

Tieni presente che il tuo cervello non può sempre lavorare, ogni tanto dello stacco c’è bisogno. Anche il più rigoroso degli scienziati o degli umanisti se ci tiene alla salute ha bisogno di distrazione, e può capitare che alla fine di una giornata pesante non ci si metta davanti a documentari impegnativi e si giri sulla spazzatura mediatica. Guardare un programma per analfabeti funzionali è un passatempo, come giocare alla Playstation.

Pensi che la spazzatura mediatica possa danneggiarti?

Tempo fa qualcuno aveva costruito uno dei classici post scandalosi virali da social, che consisteva in una doppia intervista, protagonisti un tronista e un ricercatore. Il primo guadagnava un sacco di soldi con una sola comparsata di venti minuti in discoteca, il secondo faticava a tirare a campare. Ma queste due realtà non hanno nulla a che fare tra loro, servono solo a scandalizzare i moralisti: i problemi del ricercatore non dipendono dal tronista.

I personaggi popolari guadagnano nel momento in cui muovono l’economia, e chi fa incassare al gestore di un locale una grossa cifra è logico che si prenda una lauta percentuale. Se poi uno ha la fortuna di far circolare denaro solo mostrando gli addominali, beato lui, arrabbiarsi con la sorte è inutile.


Di fatto, se i tronisti scomparissero, i ricercatori avrebbero i medesimi problemi; allo stesso modo, se non ci fosse l’idolo impacchettato per muovere gli ormoni delle adolescenti, un giovane cantautore impegnato incontrerebbe lo stesso mille difficoltà. I due mercati corrono paralleli e non si toccano.

Dal mercato non si può prescindere. Fatto salvo che chi si occupa di cultura non pensa solo ai soldi, altrimenti farebbe prima a studiare il trading e lasciar perdere i libri. Ma con l’economia i conti vanno fatti, anche quando si parla di cultura alta, è inutile fare gli schizzinosi. Se i soldi non girano non si riesce a produrre, inoltre ci si trova costretti a svolgere altri mestieri che uccidono l’ispirazione e tolgono tempo. È indispensabile che chi lavora in campo culturale guadagni, diversamente ci si trova con una marea di intellettuali algidi ed eterei che non tirano su un quattrino e campano sulle spalle di aspiranti scrittori, pittori, teatranti, con tutto ciò che ne consegue a discapito della qualità.

Il problema non è l’esistenza della spazzatura mediatica, che c’è sempre stata, con le canzonette, i film di Natale e le riviste patinate. Il guaio è la distrazione di massa. Il vero danno alla cultura è dato dal fatto che si è capito quanto funzioni anestetizzare il cervello, non per staccare un attimo dall’impegno, ma in forma permanente, confondendo quel che dovrebbe essere una distrazione con qualcosa di fondamentale.

Il programma della domenica pomeriggio, la partita di calcio o il gossip diventano una dipendenza, una droga per fuggire dalla realtà senza affrontarla. Il divide et impera, sperimentato con successo già dagli antichi Romani, ha subito un’evoluzione: il distrai et impera.

La distrazione di massa è un tema molto importante nel mio romanzo Displaced – Fuori dal sistema.


A danneggiarti non è la spazzatura mediatica in sé, ma chi cerca di fartela passare come qualcosa di importante.

Elisa Rolfo

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