pescatori scambiati per scafisti

Al timone delle barche dei migranti spesso ci sono pescatori che vengono scambiati per scafisti e arrestati

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I pescatori scambiati per scafisti sono casi frequenti, ed è uno dei temi trattati nel romanzo di cui la foto sopra. È ormai prassi comune per gli scafisti assoldare tra i migranti i pescatori. Come funziona? Chiaramente, i pescatori sanno portare una barca. Così viene loro offerto il viaggio, in cambio di un aiuto. Detto aiuto consiste nel condurre l’imbarcazione a destinazione dopo che gli scafisti hanno tagliato la corda. Questi se ne tornano tranquilli a riva a continuare il loro lavoro, mentre al pescatore di turno viene lasciato il timone.
Gli scafisti sanno bene che, una volta sbarcati, verrebbero arrestati, quindi hanno trovato la soluzione. I pescatori, invece, non sanno nulla.

Questa storia viene narrata nel romanzo La profezia delle triglie, tratto da una storia vera, che racconta la vicenda di un pescatore che si trova in carcere perché scambiato per scafista, ed è appunto la voce narrante del libro. Un punto di vista alternativo sull’immigrazione, che se ne sbatte della politica e della spazzatura mediatica e si interroga piuttosto sul funzionamento di un meccanismo perverso che nessuno ha interesse a fermare.

I pescatori scambiati per scafisti si trovano a trasportare persone in condizioni allucinanti, spesso salvano vite. Per loro, oltre al disagio, anche il peso sulla coscienza, se non dovessero farcela.
Giunti a destinazione, se arrivano, vengono arrestati e parcheggiati in attesa di processo. Eppure, si sa che gli scafisti non sono loro. E se pure non si sapesse, gli altri passeggeri della barca sono pronti a testimoniare. Lo scambio è una prassi conosciuta.

Io pure non mi sto inventando nulla, se ne scrivo è perché qualcuno di credibile me ne ha parlato, perché ho letto, fatto ricerche, anche grazie all’informazione online, ascoltato testimonianze.
Devo dire, non è stato nulla di particolarmente complicato: credo possano farcela anche gli inquirenti.

Tra l’altro, coincidenze, quelli che vengono pizzicati al timone di una barca provengono sempre dai medesimi villaggi. Da qui, o abbiamo interi villaggi di scafisti, oppure sono villaggi di pescatori. Se ci rifletti, è una deduzione a cui può arrivare uno studente delle medie, neanche dei più brillanti.

Mi domando come sia possibile che pescatori scambiati per scafisti vengano arrestati e lasciati in galera per ordine di magistrati turbo-laureati, dottori con i fiocchi al cui cospetto tutti si inchinano. Non posso credere che non ci arrivino, ci sono arrivata pure io.
Quante lauree ci vogliono per scambiare un pescatore con uno scafista?

Sarà un problema di burocrazia? Oppure bisogna far dire ai giornali che lo scafista è stato arrestato, così la gente è più contenta?
Magari serve a far decollare una bella carriera?
O forse saranno i cosiddetti atti dovuti, cose che vanno fatte anche se non è il caso perché la regola dice così, e si mandano le persone al macello con noia burocratica, come si ammucchiano scartoffie su una scrivania.

Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Nessuno è tanto stupido da dare di queste risposte. Il dramma dei pescatori scambiati per scafisti rimane uno dei misteri della magistratura italiana.
Quel che è certo, è che servono più che mai libri testimonianza, opere di cultura che invitino a porsi domande, e che trattino temi un po’ troppo sconosciuti.

Perché, si sa, è preferibile attirare l’attenzione su qualcosa di più innocuo e divertente. Tipo la politica.

Elisa Rolfo

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