Pubblicare un libro. Come fare per non sprecare un romanzo?

Chi scrive un libro all’inizio pensa che pubblicarlo sia la cosa difficile. Ma venderlo bene è peggio

Pubblicare un libro è ormai alla portata di tutti, grazie a internet. Questo ha fatto sì che ci si trova bombardati da tanta porcheria. Pazienza, la porcheria c’è sempre stata, anche in libreria, però prima solo a qualcuno era concesso di pubblicare la propria immondizia d’élite, ora invece chiunque democraticamente possono farlo. E io, al muro della casta intellettuale, preferisco mille volte la libertà del web, anche se questo comporta il mal di stomaco di fronte a certi prodotti dell’ingegno.

Le possibilità di pubblicazione sono tre, vediamone le caratteristiche e differenze.

PUBBLICAZIONE– L’editore investe sull’opera dell’ingegno e paga le spese di pubblicazione. L’editore promuove e vende il prodotto. L’editore riconosce una percentuale del guadagno allo scrittore che ha fornito la “materia prima”, il cosiddetto diritto d’autore.

PUBBLICARE A PAGAMENTO – Paghi per far pubblicare il tuo romanzo. Tutti i diritti passano alla casa editrice. L’editore non fa nulla per promuovere e vendere il libro, tanto ha già guadagnato. Devi venderti il romanzo da solo. I ricavi vanno alla casa editrice, che poi ti riconosce una percentuale, generalmente molto piccola, poiché sei un esordiente. Roba da pazzi, eppure sai quanti ci cadono? Eppure basterebbe un po’ di informazione online per evitare il tranello.

AUTOPUBBLICAZIONE – Paghi per far stampare il romanzo (una tipografia, ormai un portale online). Ti devi promuovere e vendere il libro da solo, ma tutti i diritti e i ricavi sono tuoi. Se decidi di usufruire di una vetrina per pubblicizzare l’opera (generalmente un portale online), sarai tu a corrispondere una percentuale a chi te l’ha fornita.

Data la situazione attuale, in verità abbastanza disastrosa, in molti scelgono l’autopubblicazione, addirittura come prima chance, senza nemmeno provare a contattare una casa editrice. Non perché preferiscano pubblicare facile senza sottoporsi a una selezione (anche perché pubblicarsi da soli, se si vuol fare un bel lavoro e non si è degli esperti, è difficilissimo), ma perché ci sono una marea di piccoli editori che, se pur con ottime intenzioni, poi non hanno i mezzi per investire su un’opera. Quindi, va a finire che cedi i diritti a un altro e poi il lavoro di promozione devi fartelo da solo.


L’autopubblicazione è la soluzione ottimale se vuoi sperimentare qualcosa di nuovo, scegliendo personalmente e senza interferenze l’impostazione e il tema trattato, la grafica, la copertina. Insomma, se vuoi rivolgerti direttamente al pubblico scommettendo sulla tua opera senza mediazioni. Io, ad esempio, per La grande ammucchiata ho deciso di autopubblicare perché il libro è davvero sperimentale (sostanzialmente un saggio sull’imbecillità) e sarebbe stato inutile proporlo a case editrici che hanno tutt’altra linea editoriale.

Se ti autopubblichi, l’investimento è a carico tuo, tenendo presente che ormai pubblicare è economico, mentre la promozione costa moltissimo, così come un editing e una correzione di bozze professionale. Ci si può aiutare con i beta readers, ovvero qualcuno che si presta a leggere la tua opera e a segnalarti tutte quelle cose che tu, essendone l’autore, non puoi vedere. Essendo i beta readers spesso autori a loro volta, devi tener conto che poi dovrai ricambiare.

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Se però ci tieni a pubblicare un libro che abbia valore letterario, è indispensabile il ruolo della casa editrice, dove ci sono professionisti che investono sulla tua opera e operano una selezione. Qui però sorge il problema di come scegliere un editore, ovvero a chi proporre il manoscritto evitando di perdere tempo e di firmare contratti inutili.

Quando si pensa a come scegliere un editore, occorre prestare attenzione a un fenomeno in evoluzione. L’editoria a pagamento, stante il fatto che molti autori ormai hanno mangiato la foglia, si sta avviando al superamento, in favore di una nuova realtà: l’editore finto. Accade che al momento della proposta editoriale si valuti il contratto, e se ne firmi uno che risulta buono. A questo punto, la casa editrice prende in carico editing, correzione di bozze e la stampa di qualche copia, che insisterà per farci vendere a parenti e amici. Ma sappiamo bene che gli amici non sono un pubblico reale, perché un libro funzioni bisogna arrivare al grande pubblico, gente che abbia un buon accesso alla cultura e che ci conosca attraverso i nostri scritti.

Il romanzo pubblicato viene inserito in un catalogo, generalmente online, e lasciato lì a prendere polvere. L’editore in questione non muove più un dito in promozione. Di conseguenza, l’autore, se non vuole vedere il proprio lavoro bruciato, è costretto a investire denaro di tasca propria per pubblicità, luoghi dove proporre presentazioni, stand alle fiere; oltre ad acquistare copie dall’editore per venderle da sé. Quindi, si lavora per il guadagno di qualcun altro, che non sta facendo, né investendo, nulla. Questo è da tenere ben presente al momento di scegliere un editore, anche se certamente non è paragonabile all’editoria a pagamento, poiché sul contratto nulla è scritto, né l’autore è obbligato a spendere alcunché, mentre la casa editrice si assume un minimo di rischio, per lo meno quello di non guadagnarci un fico. Resta però il fatto che l’editore sa perfettamente che nove autori su dieci agiranno come sopra, perché a tutti interessa la diffusione della propria opera, per cui guadagnerà sull’investimento e sul lavoro esclusivo di altri.

Quando si decide di pubblicare un libro, si pensa subito che la cosa più difficile sia scriverlo. Una volta terminato il lavoro, ci si rende conto che invece è ben peggio riuscire a trovare un editore disposto a pubblicarlo. Ed ecco che, se ciò avviene, lo sventurato autore esulta, illudendosi che la sua vita stia per cambiare. Mai commettere questo errore: la cosa più difficile non è pubblicare un libro, il difficile viene dopo, il difficile è venderlo.

Riguardo a come scegliere un editore, deve essere chiaro che un’impresa che sia tale, non è sufficiente che metta un prodotto in vetrina, deve anche saperlo spingere sul mercato, proprio come fa la Fiat con le sue automobili, la cui propaganda non è certo finanziata dagli operai che le costruiscono.
Molta attenzione va prestata anche se ci si vuole rivolgere a un agente letterario, considerando l’esiguo numero di agenzie letterarie affidabili.

Scegliere l’autopubblicazione ha il vantaggio di farti risparmiare tempo (le casi editrici impiegano anche un anno a rispondere) ed evitare il rischio di cedere i tuoi diritti alle persone sbagliate. Ci sono moltissime piattaforme online per l’autopubblicazione. Dopo aver pubblicato, ci si può rivolgere a una buona agenzia di promozione, se ne trovano diverse, sempre online, che propongono servizi per qualsiasi necessità, a svariati prezzi. A questo punto, però sta a te: se vuoi saltare la selezione editoriale, accertati di avere tra le mani un prodotto di buona qualità, perché è vero che la buona pubblicità fa vendere qualsiasi cosa, ma se il pubblico si accorge di aver acquistato fumo, prima o poi te la farà pagare.

In ogni caso, prima di pubblicare un libro, chiediti perché scriverlo.

Elisa Rolfo

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