La personalità ribelle di Caravaggio nei personaggi sulla tela

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Caravaggio aveva una personalità ribelle che si ritrova in tutte le sue opere, in particolare quelle che raffigurano la gente comune

La personalità del pittore Caravaggio si coglie immediatamente, al primo sguardo, è già si capisce che non doveva essere un tipo facile.

Il mio primo incontro con Caravaggio dal vivo, ovvero con le sue opere davanti agli occhi e non sulle pagine di un libro, è avvenuto a Milano alla Pinacoteca di Brera. Dovevi sorbirti più di due ore in coda e poi nella sala dove c’era Caravaggio potevi entrare all’orario che ti assegnavano e non ci potevi stare più di quindici minuti. Eppure nessuno desisteva, un numero di persone impressionante attendeva di poter trovarsi davanti quei quadri che avevano l’effetto di un magnete.

Quello che non ti fa smettere di fissare le opere di Caravaggio è la comunicazione pazzesca, violenta, quasi oscena. Non scriverò qui un saggio di arte, lo hanno già fatto in molti e se cerchi su Google hai solo l’imbarazzo della scelta.

Voglio invece concentrarmi sulla personalità e sul motivo per cui le tele di Caravaggio ti lasciano con lo sguardo incollato e ti prendono allo stomaco. Senza dubbio per la ribellione che vi traspare: sono opere ribelli e lo si capisce subito. Del resto, l’autore era un ribelle davvero, nella sua vita ne ha combinate di ogni tipo e gran parte l’ha vissuta in fuga con una condanna a morte che pendeva sulla testa, poiché in una rissa ci era andato un po’ pesante.

A Caravaggio il potere stava sulle palle e per questo snobbava i ritratti di santi e nobili con la posa regale e il viso angelico. Li dipingeva con atteggiamenti disgustosamente umani. Non sopportava le maschere, i fronzoli e l’edulcorazione della realtà, ti sbatteva in faccia le cose come stavano, nude e crude.

Per lo stesso motivo, quei santi e quei nobili a un certo punto si è scocciato di ritrarli e ha cominciato a mettere sulla tela le persone comuni, i servi, i ragazzi di bottega e di strada. Nella foto sopra vedi uno dei suoi dipinti più celebri. Il Ragazzo morso da un ramarro.
La gente più umile si permette di osservarti dal quadro con un non so che di superbia inaccettabile per l’epoca. Come se a un tratto pretendessero la loro dignità e il loro diritto a esistere non soltanto per lavorare e chinare il capo davanti ai potenti.

Naturalmente, le opere che oggi ammiriamo ai tempi dettero parecchio fastidio, e non c’è da stupirsene. Ogni volta che qualcuno propone una nuova idea deve scontrarsi con chi vuole che le cose restino come sono, questo è accaduto nel corso dei secoli e naturalmente accade oggi.
Allora, non si poteva sopportare che si conferisse valore agli umili, mentre nobili e santi venivano rappresentati nella loro umanità più sgradevole.

La sfida che lancia la personalità di Caravaggio è smettere di storcere il naso ogni volta che qualcosa ti sembra troppo fuori dagli schemi e prestare invece attenzione al messaggio che c’è dietro.
E soprattutto, cercare il valore delle persone in ciò che sanno fare e possono dare di utile, non per un fantomatico diritto di stirpe. Che tanto, come le opere di Caravaggio ci insegnano, la verità viene sempre fuori.

Buona giornata,
Elisa Rolfo


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